domenica 4 luglio 2010

Perché si mette in discussione il perimetro del Parco dei Castelli Romani?

La notizia è questa: il neoassessore all’Ambiente della Regione Lazio Marco Mattei avrebbe preso un impegno “… con i comitati e le associazioni di Velletri e dei centri limitrofi per parlare e chiarire la questione legata ai confini del Parco Regionale dei Castelli Romani.” In sostanza per ridurre l’estensione del Parco. Sembra che fosse una promessa elettorale della presidente Polverini e di alcuni esponenti di secondo piano della destra. Destra che in campagna elettorale ha artefatto la realtà delle cose e rincorso paure e alimentato timori. “Non vogliamo che il parco decida il colore delle tegole delle case del centro di Velletri”, si leggeva, per esempio, nei loro slogan. Era una crassa panzana, perché il confine del Parco dista alcuni chilometri dalle prime case del centro di Velletri. “Non vogliamo che il Parco espropri le nostre case”, facendo credere alla gente quello che il Parco (ha detto più volte) non vuole e non potrebbe mai fare.

La campagna elettorale è stata condotta tutta così, sparando sul Parco in partecipate manifestazioni in cui il momento clou era la distribuzione gratuita di porchetta e vino. Insomma la strategia forse un po’ logora, ma sempre efficace, del panem et circenses, dove la seconda voce era rappresentata dalle acrobazie lessicali di politici piuttosto rozzi; ben vestiti ma ineleganti; occupanti posti di piccolo potere ma protervi; volgari e sufficientemente ignoranti per cui non hanno bisogno di rispettare il passato perché non hanno alcuna idea di futuro. Sembrano interessati solo al presente, che per loro è un sinonimo di “denaro”. Concionano festanti cacciatori in camicia a quadretti, ignari della storia dei luoghi e infastiditi dalle leggi e da tutto quello che la democrazia rappresenta in termini di partecipazione.

Insomma dei piccoli gerarchi dal piglio decisionista: “spazzeremo via questi parchi…”, che alla prova dei fatti si sono subito ammosciati. Un conto è andare a pescare consensi sollecitando i più bassi istinti proprietari, individuali, le paure e le insicurezze dei meno provveduti, un altro è misurarsi con un’azione di governo che si fa con gli strumenti della legge e basata sul consenso dei cittadini.

Per essere chiari, dubbi sui confini del Parco non esistono. Questi sono stati sanciti nel 1998 dalla Regione Lazio. L’Ente Parco ha poi riconfermato i confini in sede di adozione del Piano di Assetto dell’area protetta nel maggio 2009. Se non dovesse essere sufficiente tutto ciò, con quattro diverse sentenze su ricorsi di privati e di alcuni comuni, il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha confermato di nuovo la legittimità degli attuali confini del Parco dei Castelli Romani. Dunque non c’è spazio per interpretazioni capziose o fuorvianti, con buona pace di comitati di “sparatori” e “villettari”.

Sarebbe interessante conoscere la posizione dell’Assessore regionale all’Ambiente Mattei sulla questione. Anche lui è d’accordo con chi vorrebbe sottrarre migliaia di ettari alla tutela, oppure intende difendere un territorio pregiato i cui confini sono stati determinati dalla stessa Regione Lazio, dodici anni fa? Una presa di posizione sarebbe gradita, oltre che dovuta!

Ci sembra di ricordare che anche nel 2000, quando fu eletto Presidente della Regione Storace, nel suo programma elettorale la destra sbandierava la volontà di restringere i Parchi del Lazio. La cosa risultò molto più facile a promettersi che a farsi e così i Parchi sono rimasti tali e quali. La verità è che la maggioranza dei cittadini, seppur silenziosa, è favorevole alla natura. Al contrario, le lobbies dei cacciatori e cementificatori, anche se godono del sostegno della politica “sviluppista”, restano una netta minoranza, molto rumorosa, economicamente importante, ma pur sempre minoranza.

In questa situazione passare dalle promesse di restringimento dei confini delle aree protette, all’assunzione di atti conseguenti non è cosa semplice da realizzare; è complicato soprattutto dal punto di vista sociale e ci si deve confrontare con la diffusa contrarietà a cementificare boschi e campagne. Siamo convinti che, qualora se ce ne fosse bisogno, i cittadini non resteranno alla finestra ad assistere al sacco dei Castelli Romani e sapranno difendere il loro territorio dai pericoli del cemento, anche se nascosti dalle doppiette di qualche cacciatore.

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