lunedì 4 aprile 2011

Grottaferrata: troppe ambiguità nelle “Linee Guida” del nuovo Piano Regolatore

Il sindaco Gabriele Mori ha presentato le “Linee Guida” del nuovo Piano Regolatore di Grottaferrata, che si chiamerà P.U.G.C. acronimo che sta per Piano Urbanistico Generale Comunale.
Le vicende del Piano di Grottaferrata, come in genere quelle di tutti gli strumenti di pianificazione territoriale, sono lunghe e tormentate. Gli interessi in ballo sono enormi e il suolo troppo spesso è visto come una merce che, trasformata in costruzioni, può produrre colossali profitti a vantaggio delle lobby cementizie.
Come si ricorderà lo scorso luglio il T.A.R. (Tribunale Amministrativo Regionale) del Lazio annullò la nuova ipotesi di Piano adottata dal precedente consiglio comunale, quando Sindaco era Mauro Ghelfi. L’annullamento, oltre a provocare aspre e inevitabili polemiche, ha avuto come risultato quello di riportare in vita il vecchio P.R.G. (Piano Regolatore Generale) del 1972, vale a dire di 40 anni fa; un tempo infinito durante il quale Grottaferrata ha subìto profonde modificazioni del tessuto urbano e sociale non sempre, quasi mai per la verità, positive.

Il documento che raccoglie le “Linee Guida” è corposo: 136 pagine corredato da una decina di tavole.
Un documento molto tecnico, per addetti ai lavori, di complessa interpretazione, che lascia aperti diversi e significativi interrogativi (rapporto mc/abitante, valore della “perequazione”, edificazione nell’area Parco, valutazione della quota abusivismo).
È evidente che le linee guida non possono entrare troppo nello specifico dei provvedimenti, e proprio per questo sarebbe stato auspicabile presentare un documento più snello che esprimesse chiaramente senza ombra di dubbi, i contenuti delle scelte di gestione territoriale. Se si vuole far capire chiaramente dove si intende andare a parare, quale futuro disegnare per la città, sarebbe stato meglio produrre un documento breve, esplicito nelle finalità, comprensibile da tutti, addetti e non addetti ai lavori, con la descrizione dei contenuti essenziali che non siano interpretabili ma rigorosamente dichiarati.

Il Sindaco Mori preferisce invece restare nel generico inviando segnali “doppi”. Da un lato rassicurare le componenti della sua amministrazione più attente al territorio, rifondazione comunista e alcuni consiglieri della maggioranza: parlando di edificazione zero, attenzione agli strumenti sovracomunali (vedi Piano di Assetto del Parco), social housing (case popolari). Dall’altro inviando messaggi rassicuranti al “mondo del mattone” in genere, parlando di perequazione, concertazione con il Parco, previsioni di espansione e incrementi demografici, che non sono stati, forse, volutamente definiti.
Il documento ci sembra piuttosto ambiguo; può voler dire tutto e il contrario di tutto. Verrebbe da dire un documento “democristiano”; e d’altra parte il “brodo primordiale” di Mori lì sta.

Per fare un P.U.G.C. si valuta possano occorrere due, o forse più realisticamente, tre anni. Per tutelare veramente il territorio senza tanti bizantinismi e furberie, si può in tre, massimo sei mesi, approvare una Variante di Salvaguardia che individui le aree più pregiate del territorio di Grottaferrata come Tuscolo e Molara inserite nel Parco e il Vallone e Valle Marciana e salvaguardarle totalmente. Poi avviare gli studi propedeutici alla realizzazione del P.U.G.C. e un processo partecipato che disegni i contenuti del Piano e del futuro di Grottaferrata. Non c’è tanto da dire, basta far propri gli strumenti di pianificazione sovraordinata. Non dimentichiamoci che il Comune di Grottaferrata ha perso tanto tempo a mettersi di traverso al Parco, rimediando soltanto sconfitte al T.A.R. dove ha ricorso e dove ha perso. Si vuole prendere atto di questo fatto? Continuiamo a sentir parlare da parte di Mori di “diritti di edificazione acquisiti”. Non esiste alcun diritto acquisito. Il T.A.R. si è espresso chiaramente sul diritto del Parco di tutelare secondo primarie esigenze ambientali il territorio e l’Ente di tutela ha già espresso il suo no ad edificazioni. Non c’è altro da aggiungere.

Consigliamo le componenti più sensibili del Consiglio comunale, le associazioni e i cittadini di Grottaferrata di stare all’erta e di sollecitare la “Variante di Salvaguardia”. Gli interessi della “lobby del cemento” sono molto forti e purtroppo trovano sponde trasversali nelle diverse componenti della politica, di destra e di sinistra. Il Partito Democratico non brilla certo per l’efficacia della sua azione di opposizione al disegno politico della destra regionale, sembra piuttosto crogiolarsi nel suo congenito moderatismo che rischia di trasformarsi in “collaborazionismo”.

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