martedì 15 giugno 2010

L’Insostenibilità culturale dello sviluppo sostenibile

Il nuovo assessore all’ambiente della Regione Lazio ha scelto di chiamarsi: “all’Ambiente e allo Sviluppo Sostenibile”. Una definizione che denota una concezione vecchia, datata, abbondantemente superata da analisi e valutazioni concrete. Sulle implicazioni, o meglio le illusioni dello Sviluppo Sostenibile, alcune linee di pensiero piuttosto interessanti hanno smascherato soprattutto un concetto che non ha alcun significato: “Lo Sviluppo Sostenibile”, afferma Serge Latouche professore di Scienze economiche dell’Università di Paris-Sud, “è un pleonasmo a livello della definizione e un ossimoro al livello del contenuto. Pleonasmo perché lo sviluppo è già di per sé “crescita autosostenuta”; ossimoro perché lo sviluppo in realtà non è né sostenibile né durevole”.

L’abusato binomio dello sviluppo sostenibile, nato oltre due decenni fa come nobile tentativo di indirizzare le politiche economiche verso direzioni diverse da quelle esclusivamente “predatorie”, non ha prodotto i risultati sperati proprio per la difficoltà di tenere insieme questi due termini che, al contrario, sono piuttosto in contrasto tra loro. Che significa infatti sostenibilità: mitigazione delle conseguenze dello sviluppo? Continua Latouche “Lo sviluppo è una parola tossica, quale che sia l’aggettivo che gli viene applicato”. Il magnate francese della grande distribuzione Michel-Edouard Leclerc fa una interessante affermazione: “Il termine Sviluppo Sostenibile è talmente ampio e condito in tutte le salse che chiunque può rivendicarlo. E poi, è vero, è un concetto alla moda. Sia nel mondo delle imprese che in tutti i dibattiti sulle questioni sociali. E allora? I mercanti hanno sempre saputo fare propri i buoni slogan”. Carina eh?

All’assessore all’Ambiente della Regione Lazio Mattei, che è persona dei Castelli Romani avendo ricoperto la carica di Sindaco di Albano, vogliamo dire con molta tranquillità ma altrettanta chiarezza che di Sviluppo (In)Sostenibile nei Castelli Romani e più in generale nella nostra regione ne abbiamo avuto fin troppo.

Per i Castelli Romani auspichiamo politiche di gestione territoriale basate sulle “invarianti” dei valori ambientali, ossia tutela dell’acqua e dei boschi, per esempio, e politiche di trasformazione edilizia a “volumetria invariata”, ossia recupero del patrimonio edilizio esistente, recupero dei centri storici, con il conseguente mantenimento delle comunità locali, identità di appartenenza, ecc.; tutela e conservazione del patrimonio di biodiversità; sostegno ad un turismo di qualità che si basi sulle ricchezze artistiche, culturali e naturali del territorio, oltre che sulla valorizzazione dei prodotti enogastronomici; aiuto concreto alle aziende agricole biologiche e alle politiche di filiera corta, agli agriturismi, ai Bed and Breakfast; realizzazione di Centri Commerciali Naturali; di alberghi diffusi. Non vogliamo l’inceneritore, ma una politica di Raccolta porta a porta in tutti i comuni dei Castelli; vogliamo vedere colpiti duramente i fenomeni di abusivismo edilizio e difendere le aree agricole. Insomma vorremmo, banalmente, una politica delle regole, basata sul senso civico diffuso e coniugata sulle leggi esistenti. Se ci sarà una politica di questo genere allora sarà automaticamente una politica ambientale.

Lo “sviluppo sostenibile” è un concetto che in Europa è considerato ciarpame culturale, o al più modernariato delle idee. Buono per aprire un convegno e far capire da dove venivamo e approdare ad altre idee, un po’ meno incartapecorite. Basta leggere qualche autore, sondare la temperie culturale sugli aspetti ambientali che, in Occidente, caratterizza chi sta più avanti di noi. Invece, decidendo di chiamarsi assessore allo Sviluppo sostenibile, il neo assessore all’ambiente ipoteca un posto tra le ultime file del dibattito in corso, dove giungono echi sbiaditi e rimasticati da una ventina d’anni. È come una dichiarazione di arretratezza preventiva, un’arretratezza culturale che dequalifica in modo bruciante i nostri rappresentanti politici.

Ecco caro Assessore, piuttosto che un “logoro” Sviluppo Sostenibile, sarebbe stato meglio chiamare il suo “Assessorato all’Ambiente e al Benessere sociale”, sarebbe stato più originale e più apprezzato. Naturalmente a patto che poi, capito il concetto, lavori in quella direzione. Auguri a lei e buona fortuna a tutti noi, ne abbiamo bisogno!

Nessun commento:

Posta un commento

home      e-mail      rss