giovedì 5 agosto 2010

Spigolature di mezza estate

Comunità Montana 1
La Comunità Montana dei Castelli Romani e Prenestini è un “ossimoro istituzionale” e in Italia non è l’unico esempio. L’ossimoro è una figura retorica nella quale si giustappongono due parole contraddittorie.
I Comuni dei Castelli Romani (e quelli prenestini) semplicemente non hanno caratteristiche montane. Solo due paesi su tredici, di quelli che rientrano nel territorio della Comunità Montana, superano i 500 metri di altezza s.l.m. Si dirà che c’è qualche vetta che raggiunge anche i 900 metri, ma si tratta, appunto di qualche vetta, ricoperta di boschi di castagno adibiti al taglio, regolato e controllato da Corpo Forestale dello Stato e Parco dei Castelli Romani. Insomma di problematiche tipicamente montane, come possono esserci in zone dell’Appennino caratterizzate dallo spopolamento dei centri abitati, neanche a parlarne.
A che serve dunque questo carrozzone? O vogliamo dire a chi serve? Ai cittadini non di certo!
Si dirà ma allora perché non vengono sciolte? Se ne parla tanto, pure la presidente della Regione Lazio Polverini lo ha dichiarato necessario, e allora? Non si sciolgono perché sono centri di potere e di controllo elettorale, dove vengono collocati i politici di terza e quarta fascia, vassalli delle “signorie” politiche locali. Non si sciolgono perché gestiscono denaro pubblico, sovente sperperato in progetti di cui si potrebbe benissimo fare a meno, senza un reale ritorno per l’economia locale.

Comunità Montana 2
La Comunità Montana dei Castelli Romani e Prenestini conta un Presidente, cinque assessori e trentanove consiglieri! Complimenti, nient’altro? Quanto costano questi signori? Alcuni dati su scala nazionale ci fanno capire meglio. I Comuni che in Italia rientrano nei territori delle Comunità Montane sono 4.201 su 8.101. Oltre la metà dei Comuni italiani sarebbero dunque comuni di “montagna”. Fantastico!
Le entrate a disposizione degli enti montani ammontano a 130 milioni di euro l’anno. Di questi 90 milioni vengono spesi per indennità di Presidenti, Assessori e Consiglieri.
Domanda: ne possiamo fare a meno? Noi sì, loro meno.

Comunità Montana 3
Il Presidente della Comunità Montana dei Castelli Romani è un accumulatore di cariche istituzionali: Presidente della Comunità stessa, Presidente del Distretto delle Eccellenze, Presidente del Parco Archeologico del Tuscolo, Presidente del G.A.L. (Gruppo di Azione Locale) Castelli Romani e Prenestini.
In una congiuntura difficile dal punto di vista economico e finanziario, nella quale regioni, province, comuni, parchi, subiscono pesanti tagli ai loro bilanci, la Comunità Montana moltiplica (crea) instancabilmente strutture che devono (dovranno?), (dovrebbero?), gestire milioni di euro. Sembra che vivano in un’altra dimensione spazio-temporale, su di un pianeta diverso e lontano dove tutto splende; il “pianeta che non c’è”. Sospettiamo che in realtà i soldi ci siano solo per le spese occorrenti a far funzionamento questi enti (indennità varie, spese di ufficio, consulenze ecc.); mentre per i progetti veri e propri i soldi siano della stessa consistenza di quelli del Monopoli, cioè finti.
I progetti della Comunità Montana sono come le vie dell’inferno: lastricati di buone intenzioni!

Presidenza del Parco
Si legge sui giornali che l’Assessore Regionale ai Trasporti e Mobilità Francesco Lollobrigida ha voluto ribadire le sue caratteristiche di “grande viaggiatore” recandosi ufficialmente a Velletri per la terza volta in pochi mesi. D’altra parte un assessore alla mobilità che deve fare se non spostarsi di qua e di là?
Ma sempre a Velletri? E sempre per incontrare esponenti di un partito politico il P.d.L.? Non dovrebbe, più opportunamente, assumere un profilo appena un po’ più istituzionale?
Perbacco no, l’assessore si incontra solo con esponenti del P.d.L. di Velletri e di altri comuni castellani e non con sindaci o amministrazioni comunali. Questa variopinta “comunità umana”, come viene definita da un giornale locale, ha discusso – niente popò di meno - di quale deve essere il futuro dei Castelli Romani. Mica pizza e fichi.
Ragazzi possiamo andare in vacanza tranquilli; ci pensano Lollobrigida e i “controparchisti” Velletrani al nostro futuro.
Eccitati da tanta attenzione, i piedillini di Velletri, attraverso dichiarazioni di un loro capobranco locale, hanno ufficialmente chiesto che il futuro Presidente del Consiglio direttivo del Parco dei Castelli Romani possa balzare fuori dalla “comunità umana” del P.d.L. di Velletri.
È veramente incredibile! Esponenti del locale P.d.L. notoriamente antiparco, amici di coloro che vorrebbero restringerne i confini per compiere i loro scellerati comodi, che vogliono assumere la responsabilità amministrativa di un Ente Parco che ha come compito istituzionale quello di difendere boschi, acque e biodiversità proprio da cacciatori e speculatori. È come nominare Totò Riina direttore dell’Antimafia.

Traffico figlio dell’aggressione al territorio
Nell’ultimo numero del Piccolo Segno di Rocca di Papa, appare un allarmato articolo a firma Sergio Rasetti. Viene denunciata la difficile situazione del traffico a Rocca di Papa sia nelle aree comunali, sia sulle strade di collegamento intracomunali. Vengono anche proposte alcune ipotesi di soluzione che si sostanziano con l’allargamento dei vari percorsi. Pur apprezzando la sensibilità sul tema traffico, siamo convinti che allargare le strade non servirebbe a nulla. Alla fine queste strade si immettono su altre vie di comunicazione e il caos si sposterebbe soltanto, non si risolverebbe. La questione centrale è il fatto che ormai Rocca di Papa, come altri comuni dei Castelli, ha concesso troppo e per troppo tempo a quello che viene definito “sviluppo edilizio” e che in realtà è un vero e proprio disastro ambientale perché oltre alla contrazione di boschi e spazi versi, comporta enormi costi sociali, depauperamento delle risorse (vedi problema dell’acqua), congestione dei centri abitati e caos diffuso. Quello che sta avvenendo nella zona di piazza De Gasperi e in via delle Barozze è emblematico. L’unico modo per evitare tutto ciò è, a Rocca di Papa come nel resto dei comuni dei Castelli Romani, quello di fermare il cosiddetto sviluppo edilizio e di applicare uno sviluppo afisico del territorio che non comporti nuove edificazioni. Tutte le altre misure sono inutili e costosi “accanimenti terapeutici”.

Sindaco Boccia 1
Il Sindaco di Rocca di Papa Pasquale Boccia è un personaggio che coniuga diversi aspetti tipici della politica “mestierante”. In primo luogo la capacità di individuazione degli interessi forti da tutelare. Indovinate un po’ quali sono? Ma certamente, gli interessi di chi vuole fare del territorio un luogo di “predazione”, vale a dire costruire, costruire, costruire. Chi se ne importa se poi le risorse, come l’acqua, non sono sufficienti per i cittadini; chi se ne importa se poi non ci sono fogne; chi se ne importa se questa confusa urbanizzazione produce costi sociali che tutti i cittadini devono pagare e abbassa la qualità della vita.
Alcuni dati. In 23 anni, dal 1984 al 2007, i comuni dei Castelli Romani hanno visto aumentare gli abitanti mediamente del 32%; Nello stesso periodo Rocca di Papa ha aumentato la sua popolazione del 59%. Tra il 2006 e 2007 gli abitanti dei comuni dei Castelli hanno registrato una variazione media di + 1,6%; Rocca di Papa di + 2,9%.
Questo ci fa capire quanto sia insostenibile continuare su questa strada e quanto, una politica opposta da quella operata da questa Amministrazione comunale e dal suo Sindaco, sia necessaria.

Sindaco Boccia 2
Il Sindaco Boccia si distingue anche per uno spiccato narcisismo politico, come si conviene ad un unto del signore che per i voti rastrellati si sente quasi sempre sopra la legge. Terrificanti i suoi discorsi pubblici, conditi da quel bizantinismo politico, capzioso nell’argomentare, che eccede in sottigliezze complicando e allungando inutilmente i suoi interventi. Grande presenzialista di inaugurazioni e premiazioni le cui dichiarazioni puntualmente riporta sull’organo ufficiale del Comune. In questo simpatico giornalino di 16 pagine patinate a colori, pagato con i soldi pubblici dei cittadini, il Sindaco Boccia fa la parte del leone mentre gli assessori della giunta comunale si limitano al ruolo di comparse occasionali. Su 16 pagine (compresa copertina) il Sindaco Boccia viene nominato 26 volte (apparendo 8 volte in foto); seguono: Sellati 4, Trinca 3, Cardinali 2, Ferazzoli 2, Barbante 1, Sciamplicotti 1. Se questo non è culto della personalità! Nemmeno Kim il Sung.

Sindaco Boccia 3
Negli anni ’70 la Fiat 850 era l’utilitaria più diffusa nel Paese. Molto spesso, nella cappelliera di questa storica vettura, andava di moda posizionare un piccolo cane di plastica, rivestito di velluto, in posizione seduta con la testa agganciata al collo e libera di ciondolare, quando l’automobile era in movimento.
Era il canuccio dell’850! Che diceva sempre di sì.
Ogni volta che il Sindaco Boccia assiste ad un discorso di qualche cavallo di razza della politica locale, di centro sinistra o centro destra che sia e qualsiasi concetto affermi, state pur tranquilli che lo noterete, gravemente impostato, al suo fianco a fare continuamente sì con la testa proprio come il canuccio dell’850!
Ora un Sindaco che dice sì può andare anche bene, ma bisogna vedere su cosa e a favore di chi lo dice, e non sempre i sì del Sindaco sono a favore del più generale interesse pubblico.

Il vice Sindaco Broccatelli e una difesa bislacca
L’assessore Broccatelli si è difeso strenuamente, in una recente conferenza stampa, per le polemiche sorte a seguito dell’annullamento della variante al PRG di Grottaferrata. Come si ricorderà, il T.A.R. ha annullato la variante per illegittimità essendo stata votata in consiglio comunale da consiglieri – tra cui il nostro attuale vice sindaco Broccatelli - che essendo proprietari di terreni sui quali la variante interveniva, si palesavano in lampante conflitto d’interessi.
Come si usa dire, il vice sindaco si è arrampicato sugli specchi. Già il fatto che abbia iniziato con frasi tipo: “attacco personale”, “attacco feroce … costruito sul nulla”, “informazione strumentale” ci ricorda molto, troppo, da vicino le reazioni tipiche di stampo berlusconiano.
Ma volendo entrare nel merito, caro Broccatelli, difendersi affermando di aver chiesto al Segretario comunale se poteva partecipare alla votazione e averne ricevuta assicurazione che sì, lo poteva, non sminuisce ma amplia la responsabilità. Un consigliere comunale per poter svolgere con serietà il suo lavoro deve conoscerle le norme, almeno quelle semplici della logica.. Tra l’altro, che non si possa partecipare al voto di un provvedimento che riguarda anche interessi personali, è una cosa ampiamente nota. Come si fa a dire “non lo sapevo”.
Noi non dubitiamo della “buona fede” del vice Sindaco Broccatelli, però abbiamo consigliato, tra l’altro non solo a lui, che forse era il caso di dimettersi e lo invitiamo ancora ad assumere questo atto di responsabilità. Perché è giusto che se si commettono errori gravi che possano ventilare l’ipotesi di anteporre interessi propri nella gestione della cosa pubblica, le dimissioni rappresentano un atto dovuto di normale etica pubblica,. Non si tratta qui di accusare nessuno di aver rubato o approfittato; si tratta semplicemente di ammettere di aver fatto una cosa che non si doveva e assumersene fino in fondo la responsabilità. Minimizzare e gridare al complotto non è dignitoso!

L’assessore Mevi di Grottaferrata dice qualcosa di nuovo
Qualcosa inizia a muoversi sul fronte amministratori locali; qualche voce fuori dal coro assume posizioni più realistiche sull’edificazione.
Filippo Mevi, neo assessore all’urbanistica del Comune di Grottaferrata, pronuncia parole di un certo peso quando dice: “… è evidente che senza i servizi non è possibile edificare nuove cubature”, oppure “… oltre ad una funzione di controllo delle carte e di rilascio delle autorizzazioni, le amministrazioni comunali debbano svolgere una funzione di analisi del contesto nel quale le nuove costruzioni vanno ad inserirsi…”. Prese di posizione di un certo equilibrio che però, per essere coerenti con la prassi dovrebbero tradursi in atti amministrativi concreti. Caro Assessore Mevi, perché non si fa promotore, come abbiamo suggerito noi di Picchioverde ma non solo, di una Variante di Salvaguardia che congelando lo stato attuale dell’edificato del comune di Grottaferrata, consenta di lavorare in modo partecipato e con gli strumenti di analisi adeguati ad un nuovo P.R.G. territorialmente sostenibile? Le argomentazioni giuste come quelle da lei fatte, servono a poco se non accompagnate da conseguenti scelte di politica amministrativa.
Le facciamo i nostri migliori auguri.

2 commenti:

  1. L'indennità del presidente della comunità montana?
    € zero.
    L'indennità del presidente del distretto delle eccellenze?
    € zero.
    L'indennità del presidente del GAL?
    € zero.
    L'indennità del presidente del Parco archeologico di Tuscolo?
    € zero.
    Come vedete naviga nell'oro e nelle prebende il nostro presidente, ma porta al territorio risorse utili per lo sviluppo locale: 10 mln di € nel GAL, 6 mln di € nella PIF vitivinicola, solo per citarne le ultime gesta...

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  2. Visto che sei così informato, sai anche dirci quanto è costata la biglietteria applicata con cemento sul foro del Tuscolo?

    Sai dirci quanto costano i parcheggi sul nulla che si vogliono realizzare versante Grottaferrata e versante Monte Porzio?

    Ci sai dire quanto sono costati gli spettacoli teatrali al teatro del Tuscolo e quanta gente pagante ha partecipato?

    Sai che progetti verranno finanziati con questo nuovo G.A.L.? Quelli del tipo realizzati con l’altro G.A.L. “Colli tuscolani”, tanto per fare un esempio “Parco educa e produce” un progetto che ha buttato un miliardo e mezzo di vecchie lire, gestito con i piedi da una cooperativa di incompetenti e parenti?

    Ma state zitti che è meglio!

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