venerdì 6 agosto 2010

La destra vuole stravincere. La situazione è tragica ma non seria



Leggiamo un drammatico comunicato stampa firmato da tre Sindaci e un oscuro assessore di alcuni comuni dei Castelli Romani. Tre politici da riporto che si vantano di essere lottizzati ed esibiscono con fierezza un servilismo elevato a metodo, scambiandolo per imparzialità. Si autodefiniscono “sindaci della destra”, trascurando, oops, il loro ruolo istituzionale di rappresentare tutti i cittadini.

Il comunicato è redatto dal più intraprendente De Carolis, sindaco di Monte Compatri, evidentemente il solo cui gli altri - consapevolmente - hanno attribuito qualche dimestichezza con l’ostico italiano scritto. Questo sindaco, sfoggiando un pittoresco linguaggio da gendarme “vuole notiziare” di una condotta “scandalosa, irriguardosa e antidemocratica”, di una “arroganza e complicità politica” espressa da tutti gli altri sindaci dei Castelli Romani (circa una decina), dalla Provincia di Roma e dalla Comunità Montana. Condotta che sarebbe conseguente della “palese violazione delle forme più elementari della normativa vigente”.

E che fanno questi solerti rappresentanti delle istituzioni? Vanno di corsa alla Procura della Repubblica? Circostanziano le leggi che sarebbero state ignorate? No! Si accontentano di sparare nel mucchio con toni tronfi e roboanti; con una retorica cara all’arsenale ideologico della destra annunciano che faranno strame di quelli che evidentemente ritengono i loro nemici.

Nel dettaglio viene etichettata come “pagina nera della storia del Parco” l’elezione di tre rappresentanti scelti dal plenum dell’assemblea dei sindaci, che li ha eletti secondo le norme che regolano questa procedura. Lo spirito della legge regionale sulle Aree Protette tende infatti “democraticamente” a dare spazio alle rappresentanze territoriali, sindaci in testa. Sono questi che designano i loro rappresentanti. Si dà il caso che l’assemblea voti in base a delle quote che sono correlate alle porzioni di territorio compreso nel Parco. Quindi non è semplicisticamente “una testa un voto”, ma alcuni sindaci hanno un potere di voto più forte. Il risultato delle votazioni, che forse è il caso di ricordare, sono uno degli strumenti della democrazia, hanno dato un responso, che potrà essere gradito o meno, ma come si fa a parlare di “complicità politica”?
Il risultato ultimo è che si creano volutamente spaccature, si agitano fantasmi, si grida allo scandalo, quando si dovrebbe semplicemente prendere atto del risultato di una votazione.

Né risponde a verità che è stata permessa la presentazione dei curricula solo “agli amici degli amici” (un linguaggio, questo sì, scandaloso). Bisogna notare che sui sette membri complessivi del Consiglio Direttivo, i tre Consiglieri espressi dalla Comunità sono personaggi di alto profilo e con curricula di valore indiscutibile: basti citare le centinaia di pubblicazioni dell'architetto Petrucci, uno studioso del territorio dei Castelli Romani, molto conosciuto ed apprezzato.

L’ignoranza delle norme che regolano la vita delle istituzioni qualche volta può indurre in qualche scivolone, appena stemperato da un involontario ma formidabile sense of humour. Che dire infatti quando si insiste sul fatto che “il Parco sta avendo una condotta dittatoriale” perché “le decisioni vengono prese senza la minima concertazione con i sindaci”? E quei dieci sindaci che hanno votato chi erano? Se tutto questo poi si condisce con una prevenuta posizione di parte, non solo non si rappresentano più le istituzioni, ma si rischia di gettare nel ridicolo anche quella destra che questi solerti azzeccagarbugli pensano di difendere.

Infine una notazione sull’ormai certo commissariamento del Parco (richiesto a gran voce dagli stessi sindaci destri). Si denota un assoluto disprezzo dei valori e delle regole della democrazia: la destra preferisce un commissario straordinario alla normalità delle procedure che prevedono un Consiglio Direttivo di sette membri. Meglio mettere un solo politico amico ed evitare la presenza di qualche rappresentante che potrebbe essere non gradito.
Se e quando si arriverà ad avere un Consiglio Direttivo del Parco, il Presidente sarà nominato direttamente dal nostro Governatore Renata Polverini. È facile prevedere che sarà scelto sulla base di una stretta appartenenza. Così i tre consiglieri designati qualche giorno fa dall’assemblea dei sindaci si troveranno a fare la parte della “minoranza”. Nessuno se ne lamenta, si tratta dei contrappesi delle democrazia, così come sono previsti dalle leggi.

Alla fine di tutti questi schiamazzi nessuno ha parlato di quello che dovrebbe o potrebbe fare il Parco e chi andrà a governarlo. I sindaci che si lamentano dello “scandalo” si sarebbero accontentati, come candidamente ammettono, anche se in maniera implicita, di un postarello pure loro. Una poltroncina per qualche loro praticante. In quel caso sarebbe andato tutto bene. Del Parco, dei suoi obiettivi, delle strategie di lunga durata chissenefrega.

Questi sono i soliti barbari della politica di un passato che in Italia non passa mai.

1 commento:

  1. la situazione, purtroppo, è seriamente comica!
    per non dire dell'ostinazione sulla questione dei confini del parco (sul sito del comune di monte compatri è riportato il cosiddetto "ristretto").un sindaco girovagaro della politica monticiana e un'altro che senza l'esclusione della lista di Buglia non sarebbe stato eletto neanche amministratore di condominio, non rappresentano la popolazione dei castelli romani, ma la loro presuntuosa arroganza fa danni enormi e dalla "balena rosa" non si levano voci di dissenzo...

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