venerdì 3 dicembre 2010

Autostrada Roma - Latina: un disastro sotto tutti i punti di vista

Una colata d'asfalto al posto dell'attuale S.S. Pontina larga "appena" 40 metri (6 corsie), che attraversa un'area naturale protetta come la Riserva Decima-Malafede sventrandone 100 ettari, parte della Riserva del Litorale Romano e altre aree sottoposte a tutela. Corridoio intermodale Roma - Latina, (come siamo bravi nel ricercare definizioni immaginose) così è stata chiamata l'autostrada che dovrebbe in teoria risolvere il problema del traffico pendolare della Pontina. In teoria perché, denuncia il Comitato NO Corridoio: “Ai poveri pendolari, alle 4.000 macchine che si sono aggiunte con l’apertura del centro commerciale di Euroma2, ai dichiarati tre milioni di turisti che andranno a visitare ‘CinecittàWord’ a Castel Romano, si aggiungerà il traffico pesante dei TIR provenienti da nord e sud Italia. Così aumenteranno le file interminabili pagando perfino il pedaggio beffa”.

Insomma ancora una volta si punta al trasporto su gomma, si preferisce costruire strade che incentivino l'uso di una mobilità insostenibile invece di procedere con "l’adeguamento della Pontina per la sicurezza sull’intera tratta Roma-Terracina (eliminare gli incroci a raso costerebbe una frazione del costo della nuova opera), il potenziamento della linea ferroviaria trasformando in metropolitana la Roma-S.Palomba-Latina, i parcheggi di scambio, la tutela del Parco di Decima-Malafede e della vocazione agricola dell’agro romano e pontino. Ciò equivale a meno costi, meno impatto ambientale, più trasparenza, più efficacia ed efficienza." È quello che chiede il "Comitato No Corridoio" inascoltato in questi anni.

Il "Corridoio" costerà qualcosa come 30 milioni di euro a chilometro, una cifra iperbolica, "il triplo dei costi francesi e spagnoli" secondo quanto riportato da Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera del 22 novembre scorso. L'importo complessivo dell’opera, che verrà realizzata in partenariato pubblico-privato in cui il contributo pubblico non supererà il 40%, ammonta a 2 miliardi e 728 mila euro.

Qualche giorno fa il CIPE (Comitato Interministeriale Programmazione Economica), ha sbloccato la prima trance di finanziamento di parte pubblica per 468 milioni di euro, mandando in brodo di giuggiole la Presidente Polverini e il vice capogruppo del Partito Democratico alla Regione Lazio Moscardelli che si sono sperticati in lodi e inni alla gioia per le prospettive di "sviluppo" che si apriranno. Come sappiamo, purtroppo, sui contenuti di questo "sviluppo" che fa rima con massacro del territorio, non esistono differenze di rilievo tra centro destra e centro sinistra, tranne poche eccezioni nelle file dei gruppi dell'opposizione più sensibile, in particolare in consiglieri radicali della lista Bonino.

Ma al di là delle critiche di sostenibilità ambientale del progetto, ci sono altri risvolti della vicenda che fanno avvertire il marcio che nasconde e il lezzo che emana. Parliamo di alcuni fatterelli che naturalmente, la politica bipartisan di cui sopra, evita vergognosamente di ricordare con complice silenzio. Fatterelli che vengono riportati in maniera puntuale dal Corriere della Sera nell'articolo sopra citato.

Inizialmente viene creata una join venture tra regione e diverse società private che danno origine alla Arcea Lazio che, nell'eccitazione iniziale, dovrà progettare e gestire il tutto. Siamo nel 2001, giunta Storace. Ma ecco il primo inguacchio: la Arcea Lazio affida senza gara d'appalto alcune opere preliminari contravvenendo ai regolamenti europei e costringendo la Comunità Europea ad aprire una procedura d'infrazione. A questo punto viene creata una nuova società la "Società autostrade del Lazio" (ma la prima nel frattempo che fine aveva fatto?). La cosa interessante è che ora alcune società facenti parte della originaria Arcea Lazio ormai fuorigioco, promuovono un arbitrato perché estromessi dal succulento progetto chiedendo un risarcimento alla Regione Lazio di qualcosa come 859 milioni di euro. Non è fenomenale? Questi si che ci sanno fare! E poi ci si domanda che fine facciano i soldi pubblici, eccola la fine che fanno!
Vengono operati tagli pesanti a tutti i bilanci pubblici, si fermano enti come i Parchi per pochi spicci e poi, con operazioni che definire dubbie e sospette è veramente dire poco, si regalano letteralmente quasi 900 milioni di euro a privati per cosa? Per nulla.

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