lunedì 11 ottobre 2010

Parco dei Castelli Romani: la vera posta in gioco

Sui Parchi si sta giocando una partita decisiva. Intendiamo tornare su questo argomento perché è cruciale. Quando si parla di “Parchi” si parla di Ambiente, di Gestione territoriale, di Risorse naturali, di Biodiversità. Si parla, in ultima analisi, delle uniche istituzioni in grado di fare da contrappeso al massacro dei territori che ha caratterizzato e caratterizza questa “economia dello sviluppo” sbandierata a destra e a manca come la panacea di tutti i mali. Niente di più sbagliato! Niente di più falso!

I parchi sono territori protetti, e lo sono proprio perché belli e pregiati e per questo appetiti da speculatori e immobiliaristi.
L’attacco ai Parchi, in particolare al Parco dei Castelli Romani, non è né casuale, né improvvisato e le responsabilità sono attribuibili a più parti, con gradi diversi.

Il Parco regionale dei Castelli Romani è nato per volontà popolare. È l’unica area protetta regionale la cui legge istitutiva è stata voluta a gran voce dai cittadini. Questo è un fatto ed è un dato che il centro-destra dovrebbe tenere presente quando sbraita la sua politica antiparchista accogliendo i berci dei cacciatori, le truppe d’assalto dei costruttori senza scrupoli.
Ma lo dovrebbe ricordare anche il centro-sinistra che fino ad ora ha assistito inerte agli affondi contro i Parchi dell’assessore regionale all’Ambiente Mattei e del suo “garzone di bottega” Orciuoli.

Se i Castelli Romani oggi non sono come la periferia est di Roma o come l’hinterland napoletano, se il suo territorio, malgrado i problemi creati dall’urbanizzazione, mantiene caratteri di qualità e pregio è perché il Parco, a dispetto di difficoltà operative e dell’ostilità di certi Sindaci e politicanti locali, ha fatto da deterrente allo “sviluppo edilizio” svolgendo un ruolo determinante e fondamentale.
L’obiettivo dell’assessore Mattei è quello di azzerare qualsiasi tutela del Parco, e consentire di fare “man bassa” del suo pregiato territorio.

Eccola la vera posta in gioco! Altro che “Sviluppo”!

Dov’è l’opposizione? Dove si nasconde il PD? I Sindaci di centro-sinistra largamente, maggioritari nei nostri comuni, perché non dicono nulla? Perché sono piegati a questa scellerata politica territoriale? Certo, direte voi, il Sindaco di Rocca di Papa vuole cementificare il Vivaro, quello di Velletri fa il “costruttore”, quello di Castel Gandolfo è troppo impegnato a “non vedere” gli abusivi del lago, quello di Rocca Priora deve ripianare il disavanzo di bilancio da lui stesso provocato! Come possono perdere tempo ad opporsi agli obiettivi cementificatori del centro-destra?

L’assenza di una rigorosa opposizione politica a questi disegni, la incerta difesa degli interessi dei cittadini, la pervicace segmentazione delle posizioni della sinistra, il moderatismo congenito del PD producono un grave ritardo, un’incapacità di azione, una netta corresponsabilità politica che fa diventare il centro-sinistra connivente con il centro-destra.
Non possiamo aspettare più qualche prossima scadenza elettorale, bisogna tentare di agire subito, cambiare i nostri rappresentanti politici, mandare a casa chi antepone i propri interessi personali a quelli della collettività che dice di governare. Per farlo bisogna diventare una società civile attiva, rimboccarsi le maniche, salvare il salvabile, prendere l’iniziativa e se necessario, assumere un ruolo guida, al di là e prima degli schemi che i partiti ci hanno preconfezionato. Se aspettiamo le elezioni la scelta non potrà che essere, ancora una volta, tra il meno peggio!

2 commenti:

  1. Da dove iniziare?
    È vero che Davide il pastorello/cittadino sconfisse il gigante/politicante Golia, ma prima dovrebbe trovare la frombola...

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  2. Quella raccontata e'una piaga nazionale, la tendenza a considerare la natura e l'ambiente solo opportunita' per iniziative immobiliari e di rapina in generale chiamate ipocritamente "valorizzazioni" (sic!). Fa' parte della nostra assenza di cultura naturalistica, vergogna della supposta patria della cultura classica con la Grecia, e che con essa condivide lo stesso analfabetismo ecologico

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