mercoledì 5 gennaio 2011

Castelli Romani: una politica locale sciatta ed incolore

Sul piano della politica nazionale si fa fatica a leggere ciò che differenzia la proposta politica del centro destra da quella del centro sinistra. Intendiamo oltre la deriva populista del "berlusconismo". Questa mancata "percezione della differenza" la si deve soprattutto al congenito moderatismo del Partito Democratico che ha smarrito il senso e la forza per rappresentare l'alternativa democratica del Paese.
Se sul piano nazionale si fatica a percepire la "differenza", sul piano locale nei Castelli Romani e nei Comuni che ne fanno parte, questa differenza ormai non c'è più da un pezzo. Amministrazioni di centro sinistra e di centro destra sono indistinguibili. Si caratterizzano entrambe per una gestione incolore del governo locale, e per una pervicace adesione agli interessi dei mercanti del mattone. Questo il quadro generale.

Qui non si tratta tanto di praticare una generica politica di sinistra, si tratta molto più semplicemente di fare Politica cioè di amministrare la cosa pubblica avendo come indicatore di rotta la difesa del bene pubblico, il “benessere sociale”.

Se un'amministrazione ispirasse la sua azione al benessere sociale, non potrebbe che operare scelte sostenibili sia dal punto di vista etico sia da quello ecologico. Difenderebbe il territorio dalla devastazione ambientale; valorizzerebbe il suolo come un bene comune alla pari dell'acqua e dell'aria senza le quali l'uomo non può sopravvivere; non opererebbe nuove edificazioni ma si orienterebbe verso la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente; punterebbe alla riqualificazione energetica degli edifici a cominciare da quelli pubblici; valorizzerebbe gli acquisti verdi; sosterrebbe l'economia locale di qualità; organizzerebbe le mense scolastiche con prodotti biologici coltivati in loco; promuoverebbe la cultura e le politiche sociali; favorirebbe la partecipazione dei cittadini; punterebbe a facilitare l'accesso dei cittadini, specie delle fasce più deboli, ai servizi; rafforzerebbe lo spirito d'appartenenza alla comunità e ottimizzerebbe le risorse puntando ad una gestione sovra comunale e comunitaria di alcuni servizi come rifiuti, trasporti, acqua e via così.

C'è qualche amministrazione dei Castelli Romani che lavora in questa direzione? Non ci pare proprio! Il buio è totale, non solo ma non sembra neanche palesarsi un partito che sia capace di rappresentare questa esigenza di governo virtuoso della cosa pubblica declinata, lo ripetiamo ancora una volta, al benessere sociale come bussola per la navigazione.

L'incapacità drammatica della politica di proporsi come strumento di cambiamento per il miglioramento delle condizioni di vita di una comunità, comporta la spinta all'autorganizzazione sociale dei cittadini. Attorno alle emergenze sociali si costituiscono comitati autorganizzati di cittadini, per cui abbiamo nei Castelli Romani il Comitato NO INC contro la realizzazione dell'inceneritore di Albano, il Comitato dell'Acqua pubblica di Velletri, il Comitato per la difesa del Parco dei Castelli Romani e tanti altri comitati locali. Esempi della volontà dei cittadini di non piegarsi agli interessi forti dei pre-potenti e di dare battaglia sulle questione concrete.

Come ha dichiarato giustamente in un recente comunicato il Comitato NO INC a suggello dell'importante vittoria ottenuta al TAR sulla questione dell'inceneritore, "I tre anni di mobilitazione trascorsi hanno evidenziato un metodo che è una proposta di valenza generale: l'autorganizzazione sociale separata e contrapposta alla miseria della politica di palazzo subalterna all'affarismo ottuso e nocivo di una imprenditoria oggi allo sbando".
Non poteva essere detto meglio!
Il futuro dei Castelli Romani comincia da qui, da questa consapevolezza. È dal sociale che può partire la nascita di una nuova e capace classe politica, che spazzi via la "miseria della politica di palazzo".

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