giovedì 23 settembre 2010

Critica alla “Società della Crescita” - 2

La dittatura del P.I.L.

La “Crescita” per la nostra società è una vera e propria religione, ed il suo inflessibile profeta è il P.I.L. (Prodotto Interno Lordo). Nel nostro modello economico, il P.I.L. deve sempre aumentare. Noi viviamo nella dittatura del P.I.L.; lo dicevamo nello scorso articolo, se non cresciamo sono guai.
Il P.I.L. è un indicatore economico. Che cosa misura? È universalmente riconosciuto che misuri il livello di sviluppo economico. Più aumenta, più si dovrebbe stare meglio. Ma è proprio così che stanno le cose? Il P.I.L. misura il grado di benessere delle persone? Vediamo di capire meglio.

Il P.I.L. è un indice che misura lo scambio di merci con denaro. In parole povere quantifica i soldi che si spendono e traduce questo quantum in percentuale. Più soldi vengono spesi per acquistare merci, più aumenta in percentuale il P.I.L. e quindi maggiore è lo sviluppo. Il maggior sviluppo viene generalmente identificato, a quanto affermano telegiornali, politicanti e imprenditori, come aumento del benessere. A guardar bene però, sarebbe più corretto chiamarlo “benavere” piuttosto che “benessere”. Il benessere è una qualità che prescinde dall’avere, dal possedere, mentre il P.I.L. è un misuratore di quantità. Dal punto di vista del benessere per esempio, una persona che viaggia tutti i giorni con il suo SUV per recarsi al lavoro, mettendoci un paio d’ore e consumando un mare di benzina, per di più con un notevole stress, non è detto che stia meglio di chi fa lo stesso viaggio in treno, senza consumare benzina (tra l’altro inquinando meno), leggendo un buon libro anche se non vuole spendere soldi per comprarsi un SUV. Dal punto di vista della crescita economica e del P.I.L., però, il possessore di SUV è molto più virtuoso dell’altro: ha speso soldi per comprare l’automobile, spende per la benzina, e così via.

La nostra è una società fondata su un modello economico schizofrenico. Sembra assurdo, ma se ci sono code in autostrada con automobili che consumano benzina, dal punto di vista del P.I.L. e della Crescita è meglio. Se una famiglia si fa l’orto in giardino e consuma ciò che produce (che magari è anche più buono e genuino e senz’altro più fresco) senza acquistare al mercato o dal fruttivendolo, dal punto di vista del P.I.L. è una iattura; abbiamo a che fare con un individuo antisociale che non contribuisce all’aumento del P.I.L.
Questi sono i valori del modello economico capitalistico.

La nostra è la “Società della Crescita”. Tutti, politici, economisti, mercanti, rappresentanti del capitalismo nostrano, ci dicono che se vogliamo stare meglio (sarebbe più coretto dire avere di più), se abbiamo a cuore l’occupazione e lo “sviluppo”, il P.I.L. deve aumentare. Ma è proprio vero o raccontano balle! A tal proposito abbiamo estratto un interessante passo dal libro “la decrescita felice” di Maurizio Pallante – Editori Riuniti che vi proponiamo. Scrive Pallante: Dal 1960 al 1998 in Italia il prodotto interno lordo [PIL] a prezzi costanti si è più che triplicato, passando da 423.828 a 1.416.055 miliardi di lire (valori a prezzi 1999), la popolazione è cresciuta da 48.967.000 a 57.040.000 abitanti, con un incremento del 16,5 per cento, ma il numero degli occupati è rimasto costantemente intorno ai 20 milioni (erano 20.330.000 nel 1960 e 20.435.000 nel 1998). Una crescita così rilevante [+334%] non solo non ha fatto crescere l’occupazione in valori assoluti, ma l’ha fatta diminuire in percentuale, dal 41,5 al 35,8 della popolazione. (dati fonte Istat)

Questi i dati, il resto sono specchietti per le allodole!

Vi invitiamo a vedere i due video collegati a questo post. Il primo riguarda un pensiero di Robert Kennedy, ucciso durante la campagna per le Presidenziali statunitensi del 1968; un pensiero di rara e cristallina chiarezza. Il secondo video, molto divertente, è del regista-comico Ascanio Celestini. Inoltre abbiamo aggiunto un interessante sequenza di slide che chiariscono l'argomento.





4 commenti:

  1. Eppure questa dittatura è la più democratica tra le prese di potere. Il PIL non ha dovuto osare nessun colpo di stato ma ognuno di noi, triste ammetterlo, gli ha offerto con piacere il potere assoluto. Siamo così schiavi dei suoi meccanismi perversi che il più libero di noi può dirsi, al più, incatenato.
    Corriamo felici a comprare nuovi, giganti e inutili televisori che ci porteranno solo a desiderarne di più tecnologici e di più grandi.
    Sguazziamo felici tra pile di alimenti senza sapore e senza storia che hanno come unico pregio quello di aver devastato il pianeta o fatto orrendamente soffrire animali.
    E siamo così orgogliosi quando compriamo un bell'alimento biologico in un grande supermercato.
    Preferiamo abbrutirci davanti a programmi insulsi invece di ritrovare il dono della parola. Accettiamo la realtà che ci viene fornita senza mai metterla in discussione.

    E ciò che più mi rattrista è vedere i 50enni e i 60enni non rendersi conto di aver peggiorato il mondo nel quale sono vissuti, di aver rinnegato la propria storia e la propria cultura in cambio dell'agio.
    Ma ancor più mi rattristano i ragazzi che un mondo diverso non possono ricordarlo e non sono in grado di immaginarlo.
    Mi rattrista cercare di essere diverso e dovermi vergognare di esserlo. Mi rattrista pensare e far finta di non farlo.

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  2. Io poi ne faccio sempre un problema di cultura e di informazione e di responsabilità personale.
    Si è soliti pensare che il comportamento del singolo non possa avere effetti sulla collettività e invece il problema stà tutto lì. Abbiamo ormai rinunciato alla nostra individualità e siamo diventati solo cibo dell'intero meccanismo.
    Perchè se conoscessimo a fondo la nostra cultura e la rispettassimo allora il "progresso" e la "modernità" farebbero un buco nell'acqua. Se conoscessimo veramente ciò che è intorno a noi allora sapremmo riconoscere il buono dal falso. Se avessimo ancora un briciolo di voglia di informarci, di costruire una nostra propria opinone allora saremmo impermeabili alle migliaia di idiozie che il mondo esterno ci spaccia come realtà.

    Ma diciamoci la verità ... chi legge? Chi si informa? Chi rinuncia per un attimo al centro commerciale? Chi è in grado di spegnere la tv anche solo per un giorno?

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  3. Questo meccanismo del consumo a oltranza e del progresso inteso solo come quantità poi invade ogni aspetto della nostra vita. Anche ciò che si prospetta come un cambiamento viene travolto per sottostare al sistema PIL.
    Oggi non si sente altro che parlare di biologico e di biocompatibile e biodinamico e così via. Nel 99% dei casi è la stessa sostanza chiamata in maniera diversa. Il più grande distributore di prodotti biologici è Auchan. E' come ascoltare Berlusconi dare lezioni di onestà.

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  4. In questa situazione (situazione della quale la maggioranza della popolazione mondiale è del tutto estranea o per nulla interessata) ci siamo arrivati in maniera più o meno graduale. Graduale e intimamente crudele. E nonostante ciò in questo momento sembra di aver perso tutto e di stare nel campo dell'irreparabile.
    Il processo opposto non potrà mai essere altrettanto graduale, non potrà mai essere cosciente. Se avverrà, e avverrà prima o poi, sarà brusco, obbligato e, per la maggior parte di noi, un brutto risveglio.
    Ho 30 anni. Ho sicurezza di vedere quel giorno. Ne ho paura e ne ho speranza.
    Forse succederà come in "L'apocalisse rimandata" di Dario Fo. Chissà ...

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